Il 2021 sta terminando ed è tempo di bilanci. Anche noi di Progetto Natura Onlus vogliamo offrirvi una panoramica su quello che è successo nel campo della biodiversità e della sostenibilità.
Il 2021 è stato un anno importante perché segna l’avvio delle strategie sulla sostenibilità e sulla tutela della biodiversità al 2030.
A offrirci un interessante spunto di riflessione è il “Quarto rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia 2021” a cura del Ministero della Transizione Ecologica https://www.mite.gov.it/pagina/quarto-rapporto-sullo-stato-del-capitale-naturale-italia-2021 che pone gli obiettivi al 2030 proprio a partire dal 2021.
Abbiamo 10 anni per invertire la rotta
Con il 2021 si è aperto un decennio fondamentale per raggiungere gli obiettivi sottoscritti nel 2015 da tutti i paesi del mondo con l’Agenda 2030, i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e i 169 target da aggiungere. Per il Comitato Capitale Naturale, nominato con decreto n. 35 del 15/02/2019, “la nostra deve essere la prima generazione capace di lasciare i sistemi naturali e la biodiversità dell’Italia in uno stato migliore di quello che abbiamo ereditato” dandosi come obiettivo per il 2030 il blocco della perdita di biodiversità, l’inversione dei processi del suo degrado e i primi risultati di una grande “opera pubblica” di ripristino dei nostri ambienti terrestri e marini, che costituiscono la base fondamentale del benessere e della salute di noi tutti.
Sono impegni importanti e inderogabili, sui quali tutti noi, cittadini e associazioni dovremo vigilare anche perché dei 20 obiettivi (Aichi targets) individuati dalla Strategia Mondiale della Biodiversità 2011-2020, ne sono stati raggiunti solo 6 parzialmente (fonte Global Biodiversity Outlook 5 (GBO – 5).
Il 2021 rappresenta una data importante anche per l’Unione Europea, che ha varato l’8° Programma d’azione ambientale 2021-2030 UE il quale, in complementarità con l’European Green Deal, tra i sei obiettivi tematici principali da raggiungere indica quello di “proteggere, preservare e ripristinare la biodiversità e rafforzare il capitale naturale – in particolare l’aria, l’acqua, il suolo e le foreste, le acque dolci, le zone umide e gli ecosistemi marini”.
L’Unione Europea ha varato anche la Strategia UE sulla biodiversità al 2030, in cui chiede agli stati membri di attivarsi per migliorare significativamente lo stato di conservazione delle specie protette della Direttiva Uccelli e della Direttiva Habitat.

Abbiamo la lista rossa degli ecosistemi d’Italia
Dagli inizi del 2021 l’Italia si è dotata della Lista Rossa degli Ecosistemi d’Italia che segue i criteri stabiliti dall’IUCN per la valutazione del grado di minaccia degli ecosistemi terrestri del nostro paese. La valutazione del rischio è stata applicata a 85 tipologie di ecosistemi così ripartiti: 44 forestali, 8 arbustivi, 8 prativi, 7 erbacei radi o privi di vegetazione, 11 acquatici e 7 igrofili. Tra questi gli ecosistemi ad elevato rischio sono ben 29!

Lo stato dell’avifauna italiana
- Il Quarto Rapporto sul Capitale Naturale in Italia ha, per la prima volta, sistematizzato i vari approcci alla definizione dello stato di conservazione degli uccelli nel nostro Paese. Ne è emersa una situazione di crisi di molte specie, in taluni casi anche grave, legata principalmente alla sofferenza dei relativi habitat.
Il 63% delle specie nidificanti in Italia risulta in cattivo o inadeguato stato di conservazione, mentre la recente Lista Rossa Nazionale classifica 72 specie (25,9%) a rischio di estinzione di cui 10 in pericolo critico, 39 in pericolo e 23 vulnerabili.

Forestazione delle aree metropolitane coerenti con la vegetazione naturale potenziale
- La Strategia EU sulla Biodiversità al 2030 ipotizza la messa a dimora di 3 miliardi di alberi in Europa e prevede azioni di restoration ecology per tutelare, recuperare e ripristinare la piena funzionalità ecologica degli ecosistemi degradati. Dato che le recenti misure restrittive dovute alla pandemia di Covid-19 hanno mostrato il valore degli spazi verdi urbani per il nostro benessere fisico e mentale, la Strategia mira ad arrestare la perdita degli ecosistemi verdi urbani, promuovendo infrastrutture verdi e soluzioni basate sulla natura, invitando le città europee di almeno 20.000 abitanti a elaborare piani ambiziosi di inverdimento urbano che includano misure per la creazione di boschi urbani, parchi e giardini accessibili e ricchi di biodiversità.
Questo tema intercetta le tematiche del progetto BiodiverCity, supportato da Fondazione Comunità Milano e promosso da Progetto Natura Onlus con Comune di Milano, Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano Bicocca e la Fondazione dell’Ordine degli Architetti PPC Milano che si propone di elaborare per il Comune delle Linee Guida per la tutela della Biodiversità Cittadina.

Proteggere la biodiversità e il capitale naturale attraverso l’economia circolare.
Un aspetto importante del Quarto Rapporto focalizza l’attenzione sull’economia circolare, quale strumento per ridurre il tasso di prelievo delle risorse naturali stimolando il re-inserimento di scarti e residui nei processi produttivi invece che nell’ambiente.
Interventi di restoration ecology del capitale naturale terrestre e marino
Il rapporto punta molto sul concetto di restoration ecology, dato lo stato di degrado generale degli ecosistemi, che si pone l’obiettivo di recuperare le funzioni ecologiche di regolazione e mantenimento degli ecosistemi a salvaguardia della biodiversità.

Altre notizie…
- Il 13 novembre scorso si è conclusa a Glasgow la COP 26, la conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite, nell’ambito della Conferenza Quadro sui Cambiamenti climatici (UNFCCC). Sebbene tra i risultati del summit sul clima ci siano diversi chiaro-scuri, alcuni obiettivi sembrano essere stati raggiunti, come quello di mantenere la temperatura entro + 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Inoltre, per la prima volta nella storia degli accordi delle conferenze ONU sul clima, è stata concordata la necessità di ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili, sebbene sia evidente come questo non basti, dato che la prima bozza dell’accordo prevedeva una graduale eliminazione del carbone e dei finanziamenti per i combustibili fossili. Nel complesso il giudizio non può essere sufficiente, nonostante gli sforzi fatti per trovare accordi comuni tra le diverse nazioni partecipanti.
Come spunto di riflessione suggeriamo la visione del Film Don’t Look Up con Leonardo Di Caprio e Meryl Streep, una interessante metafora sulla crisi ambientale e climatica con un forte messaggio finale.
Sono tornati i castori in Italia
- Con grande sorpresa di tutta la comunità degli zoologi italiani, nel 2021 sono spuntati tra Toscana e Umbria dei nuclei di castori, rivelatisi, dopo analisi genetiche, dei castori euroasiatici (Castor fiber). La notizia è eccezionale dal momento che la specie si è estinta in Italia tra il XVI e l’inizio del XVII secolo.
Ma da dove arrivano questi castori? Esclusa l’ipotesi di nuclei residui mai estinti, dato che la presenza della specie è facilmente rilevabile per le tracce e i segni di presenza che lascia, il mistero si infittisce considerando che le aree di presenza note più vicine distano quasi 400 km, dettaglio che fa cadere la possibilità di una ricolonizzazione naturale. Anche l’ipotesi di una fuga dalla cattività è inverosimile; è infatti improbabile una fuga di più animali in un arco di tempo limitato. L’ipotesi attualmente più accreditata sebbene siano necessari ulteriori accertamenti è quella dell’introduzione illegale, ovvero al di fuori di piani di reintroduzione della specie a fini conservazionistici.
➡ Per approfondire:
Quanti lupi ci sono in Italia?
Dai pochi esemplari sopravvissuti negli anni ’70 in Italia centrale, le popolazioni italiane di lupo sono aumentate di numero e di areale distributivo, colonizzando Appennini e Alpi con una stima approssimativa di circa 2000 individui (fonte AGI Agenzia Italia). Nel marzo 2021 è terminata il primo censimento nazionale sul lupo, coordinato a livello nazionale dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
➡ Per approfondire:
https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/biodiversita/monitoraggio-nazionale-del-lupo
Gli effetti del lockdown sulla fauna
Sono due anni che siamo immersi nella pandemia da Covid-19 e una risposta sull’impatto delle misure di lockdown sulla fauna selvatica lo ha fornito uno studio pubblicato su Biological Conservation da un gruppo di ricercatori dell’Università Statale di Milano.
Tutti ricordiamo post, foto e articoli di giornale che riportavano come la natura stesse ricolonizzando le città deserte, ma davvero il lockdown ha avuto una ricaduta positiva per la fauna?
I ricercatori hanno incrociato le osservazioni di animali in ambienti inusuali con dei dati di monitoraggi e questionari distribuiti ai gestori di aree protette italiane.
Per alcune specie senza dubbio il lockdown ha comportato dei vantaggi: per rane e rospi che ogni anno vengono falcidiati sulle strade mentre tentano di raggiungere le aree umide di deposizione delle uova, il blocco della circolazione ha comportato indubbi vantaggi in termini di sopravvivenza. Anche per il Fratino, un uccello che si riproduce lungo le spiagge e risente gravemente del disturbo dato dai bagnanti, la primavera 2020 è stata positiva. Il blocco delle fabbriche ha comportato un miglioramento della qualità dell’aria e un conseguente aumento degli insetti che possono aver influenzato le performance riproduttive di uccelli insettivori come i rondoni. Comparando i risultati della riproduzione nel 2020 rispetto al 2017-2019 è stato osservato come la frequenza di schiuse di 4 uova nel 2020 fosse significativamente più alta (45%) rispetto agli anni passati (15% – 27%).
➡ Per approfondire: